Tradizioni popolari, torna a Capri dopo moltissimi anni il “fucarazzo” di San Sebastiano. Appuntamento a lunedì in Piazzetta

Tradizioni popolari, torna a Capri dopo moltissimi anni il “fucarazzo” di San Sebastiano. Appuntamento a lunedì in Piazzetta

Viene ripresa quest’anno, dopo 27 anni, la tradizione del Fuoco di San Sebastiano, una vecchia consuetudine locale che si tramandava da secoli e che, inspiegabilmente, era stata abbandonata.

L’iniziativa, promossa dalla Città di Capri, si inquadra nell’opera di recupero delle tradizioni popolari e culturali dell’isola, spesso tramandate oralmente di padre in figlio e delle quali sta per perdersi completamente la memoria.

Ma quali sono le origini storiche del “fucarazzo” e perché si celebra nella ricorrenza di San Sebastiano?

I documenti sono pochi, vi sono però attendibili ricostruzioni che, collegate alla tradizione orale ed all’esistenza di una Cappella dedicata a San Sebastiano, ci consentono di risalire alla forma originaria dell’antica tradizione popolare. È noto, infatti, che nell’anno 1656 l’isola, come del resto anche la città di Napoli, fu colpita da una micidiale epidemia di peste che decimò le due comunità; pare che i morti siano stati 350 su una popolazione di 755 persone a Capri e 115 su una popolazione di 833 abitanti in Anacapri. Il paese fu messo letteralmente in ginocchio tanto e vero che, deceduti tutti i sacerdoti a causa del morbo, il Vescovo Mon. Paolo Pellegrino fu costretto a chiedere l’intervento dei Padri Certosini per amministrare i sacramenti ai moribondi. I buoni Padri, mai come in quel momento ligi alla regola claustrale, si erano trincerati nel prezioso e salutare isolamento del Monastero; alla fine, non potendosi più rifiutare, inviarono due loro rappresentanti per assistere gli appestati bisognosi dei conforti religiosi.

Ad ogni modo fonti storiche riferiscono che i morti venivano seppelliti in un cimitero fuori della cinta urbana ed i loro indumenti con le masserizie bruciati, allo scopo di evitare la propagazione del morbo, quasi certamente nella Piazza. Passata la peste, i cittadini superstiti, forse per adempiere ad un voto fatto nel momento in cui infuriava più virulenta l’epidemia, edificarono una Cappella a San Sebastiano, che era ritenuto protettore degli appestati, nelle vicinanze della porta della Città, forse sotto l’arco che mette in comunicazione la Piazza con Via Acquaviva; non a caso proprio in questo supportico esisteva un quadro raffigurante il Santo che, molti anni fa, fu trafugato e poi sostituito con uno nuovo, attualmente visibile.

Fu da allora che, nella ricorrenza della festa del Santo, si accendeva un grande fuoco in Piazza; esso rappresentava simbolicamente quei roghi accesi per distruggere e scacciare il male della peste, assumendo, almeno inizialmente, un significato rituale e purificatorio. La sua consuetudine si tramandò poi nei secoli perdendo mano a mano le sue originarie motivazioni.

Per un periodo sembra che la ricorrenza, divenuta oramai una festa paesana, venisse celebrata ed organizzata dai macellai dei quali San Sebastiano era anche il protettore.

Negli ultimi anni della sua vita l’iniziativa passò ai facchini di Capri, dopo di che scomparve definitivamente, se non per essere ripresentata a cura dell’Associazione Culturale “A. Ciccaglione”, nel 1989 e poi, nel 1998, dall’Assessorato al Turismo del Comune di Capri.

Nella locandina diffusa dal Comune sono contenuti tutti i dettagli della manifestazione di San Sebastiano, patrono e protettore della Polizia Municipale. In programma lunedì 20 gennaio fin dal mattino l’apertura di una mostra fotografica in sala consiliare a cura di Luciano Garofano, quindi alle 11 la santa messa nella chiesa di Santo Stefano, alle 12 l’esibizione della banda “Caruso” di Sorrento, il clou alle 17.30 con l’accensione del falò in Piazzetta seguito da degustazioni varie.

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