Nella “Domenica” de “Il Sole 24 Ore” del 18 agosto 2024 è stato pubblicato l’articolo intitolato ermeticamente “Che due faraglioni, se si va solo a caccia di selfie!” di Francesca Barbiero.
Sulla falsariga di quel che rilevarono nel maggio del 1907 Rainer Maria Rilke e Leopold von Schlözer (che mostra di non conoscere), l’autrice descrive il quotidiano arrivo a Capri dei turisti nel tempo dell’iperturismo, ed il loro invadere funicolare, piazzetta, vie, negozi… Sostiene però che, a differenza di altre famosissime località, Capri non delude mai. Anche d’estate dona a coloro che sanno ricercarli luoghi per passeggiate solitarie, e luoghi di solitudine e di silenzio come la Certosa, dove sono esposti dipinti di Karl Wilhelm Diefenbach ed i due cimiteri in uno dei quali sono sepolti Jakob von Uexküll e la moglie Gudrun von Schwerin che descrive come Diefenbach.
E’ la tesi del testo della XLVII Edizione de L’incontro d’agosto intitolato “Realtà attuali dell’incanto di Capri”, scritto da un isolano dopo oltre mezzo secolo di studi, osservazioni, riflessioni sull’isola e che di conseguenza è molto più ampio dell’articolo.
Essendo stato divulgato una decina di giorni prima del 18 agosto, l’autrice avrebbe potuto conoscere il testo prima che fosse pubblicato il suo articolo. Ma probabilmente non l’ha conosciuto perchè nessuna fonte isolana glielo ha segnalato.
Nell’isola, almeno dalla metà del Novecento, è stata data sempre importanza a quello che autori di ogni parte del mondo scrivevano sull’isola, ritenendo che ciò la pubblicizzasse e sostenesse il turismo e quindi l’economia.
Non si sono mai considerati e valutati comunitariamente i contenuti di quel che veniva scritto.
Reazioni ci sono state solo quando individui o gruppi ritenevano che su di essi fossero state scritte cose non vere che li danneggiavano.
Mentre nell’isola si sviluppavano l’istruzione e l’erudizione ed aumentavano organismi di informazione generale, è continuato a mancare un organismo di informazione culturale che responsabilmente, nel più oggettivo dei modi, senza essere di parte (perchè l’autentica cultura non è mai di parte), comunicasse qual sia la sua cultura, e quello che culturalmente in essa è stato prodotto e viene prodotto nell’interesse generale.
E che discretamente rilevasse i vari errori che si riscontrano in articoli ed anche in libri, che danno una visione distorta della storia isolana e di coloro che ne sono stati gli autori. E che rendono vani le accurate ricerche ed i precisi saggi di tanti studiosi sia non capresi sia capresi. E.F.