Questa foto fu scattata nella Piazzetta di Capri l’8 maggio 2021 quando Vincenzo De Luca, davanti alle autorità locali, a parecchi curiosi ma anche molte sedie vuote, annunciò in pompa magna che Capri era ormai Covid-free. Era anche il periodo delle smart card, la “costosa” invenzione di De Luca per dimostrare che un cittadino fosse vaccinato. I toni trionfalistici di quel periodo, che videro il presidente della Campania lanciatissimo verso la riconferma alla guida della Regione, si scontrano con la realtà di adesso,
Il governatore della Regione Campania e altre cinque persone – è notizia di poche ore fa – sono state infatti rinviati a giudizio dinanzi alla Corte dei Conti. La contestazione, formulata a seguito di indagini della Guardia di Finanza, riguarda appunto la smart card introdotta nel territorio regionale nel 2021, finalizzata a dimostrare che si era vaccinati contro Covid-19. Secondo l’accusa la produzione delle card sarebbe stata una spesa inutile perché si sovrapponeva alla certificazione verde europea, nota anche come greenpass. Il danno erariale stimato è di 3,7 milioni di euro.
Al presidente De Luca è contestato il 25% del danno complessivo, pari a oltre 928 mila euro. Con lui sono stati citati a giudizio Italo Giulivo, coordinatore dell’Unità di Crisi regionale per l’emergenza epidemiologica da Covid-19, Antonio Postiglione, membro e vice dell’Unità di crisi, e gli altri componenti Massimo Bisogno, Ugo Trama e Roberta Santaniello.
“La nostra linea difensiva resta quella che abbiamo sempre evidenziato, ovvero che la ‘smart card’ non si trattava affatto di un doppione, ma aveva finalità ulteriori e diverse rispetto al green pass, così come risulterà dalla documentazione”. E’ quanto ha detto l’avvocato Andrea Castaldo, difensore del presidente della Regione Campania, a proposito del rinvio a giudizio, da parte della Corte dei Conti, del governatore campano.