Riceviamo e pubblichiamo. Raffaele Vacca: “Il cattolicesimo dell’Isola di Capri”

Riceviamo e pubblichiamo. Raffaele Vacca: “Il cattolicesimo dell’Isola di Capri”

Invio una breve considerazione scritta, in occasione del mio ottantaseesimo compleanno, sul cattolicesimo che, con il vivere in unione con la natura, almeno dal 987, è stato una delle caratteristiche fondamentali della cultura dell’Isola di Capri, dove sono nato e dove da sempre vivo. Raffaele Vacca

Si continua a scrivere e pubblicare articoli e libri sull’Isola di Capri. Ma, come in gran parte in quelli del passato, in essi manca il cattolicesimo che, nel migliore dei casi, è ridotto ad aspetti folkloristici o di devozionismo.

In un’opera, pubblicata a Napoli sul finire del 2020, è stato scritto che, in una popolazione propensa al profano e lontana dal misticismo, il cattolicesimo è espressione dell’umano, troppo umano. Ed anche che esso ha dato a Capresi e ad Anacapresi comode occasioni per alimentare le loro faide, ha portato i vescovi che si sono succeduti (dal 987 al 1805) a difendere le loro prebende, ed il clero, chiuso in corporazione e geloso delle proprie prerogative, ad esercitare il potere sui fedeli “con mano dura e intransigente”.

Ciò generalizzando fatti particolari.

Capri è il luogo dove, tra il 26 e il 37, Tiberio, che aveva rinunciato ad essere considerato un dio, come invece aveva accettato di essere considerato Augusto, con l’aiuto di Trasillo e di altri studiosi, cercava la verità negli astri ed anche nelle opere di Platone. Ed era a Capri quando, tra il 30 ed il 33, nella Galilea e nella Giudea, che erano nel suo impero, Gesù Cristo annunciava, rivelava, testimoniava la verità del cattolicesimo.

Spesso si dimentica che questo dà precise risposte al da dove si viene, dove si va, e che, in relazione a queste, indica come vivere la propria irripetibile esistenza terrena.

Sono risposte alle quali, per oltre un millennio, hanno creduto abitanti dell’Isola di Capri, e che hanno determinato la loro esistenza.

Il loro vivere, in una visione di vita cattolicamente ispirata, ha reso il cattolicesimo uno dei punti fondamentali della cultura dell’Isola.

Di questo raramente si è parlato, anche per la debolezza della cultura isolana, quasi mai consapevole di sé, e quindi quasi mai capace di svilupparsi. E che poi si è limitata a dire (anche per finalità turistiche) che cosa sia Capri, riportando quel che su di essa avevano detto scrittori venuti da fuori. Tra l’altro: un’Isola composta da tante piccole isole, dove par di essere tra cielo e mare; un luogo favorito e privilegiato dalla natura, che alimenta pensieri, riflessioni, interrogativi sui tanti aspetti dell’esistenza; un luogo di piacere, considerato nei suoi molteplici sensi.

Eccezionalmente, dalla cultura caprese è venuto il dire, piuttosto ignorato, che Capri è meta di spiriti eletti, che cercano un ambiente di svago e di riposo, ed è punto di partenza per il viaggio d’esplorazione nel continente azzurro dei sogni e della poesia.

Per secoli è stata luogo dove inconsciamente si riteneva di vivere in una cristianità.

Nel tempo della globalizzazione, che tutto tende ad uniformare, il secolarismo che, specialmente attraverso la televisione, è penetrata nell’Isola, così come in tutte le città, i paesi, i borghi d’Italia, il diffondersi della mondanità, l’inserimento nella popolazione isolana di uomini, donne, famiglie di altre religioni, fedeli a queste, hanno disperso quasi ogni residuo di cristianità. Ma non hanno annullato il cattolicesimo che, tra l’altro, visibilmente, si mostra con le sue chiese, talvolta bellissime, dove si continua a riunirsi, e si continua a pregare, insieme ed anche da soli. E con la quotidiana attività svolta dalle parrocchie di Capri, di Anacapri e di Marina Grande, che fanno parte della Diocesi di Sorrento-Castellamare di Stabia.

Come in Occidente, come nella stessa Italia, anche a Capri, si tende ad emarginare il cattolicesimo nella vita sociale, confinandolo nelle parrocchie e in associazioni prevalentemente assistenziali. E comunque considerandolo di scarsa rilevanza in un vivere teso a seguire gli indirizzi del dominante sistema tecnico-industriale-economico.

Nonostante che quasi tutti accettano l’insegnamento scolastico di religione, non pochi sono i giovani che si mostrano indifferenti al cattolicesimo i quali, se spinti a definirlo, lo riterrebbero un mito nel quale si è creduto per moltissimo tempo, così come, con il diffondersi del cristianesimo, si rivelò un mito l’insieme degli dei capitanati da Giove, nei quali si era creduto nell’epoca greco-romana.

Diversamente avviene quando si pensa a quello che per secoli hanno vissuto ed ancor vivono, specialmente in se stessi, abitanti dell’Isola, di cui ci sono tracce raramente messe in luce, che potrebbero essere scoperte anche con una limpida intuizione.

Un pensare che non sfoci e si fermi nell’erudizione; un pensare che porti a quel che è stato vissuto, a quel che, magari segretamente, viene vissuto, a quel che potrebbe essere vissuto nella consapevolezza delle risposte che il cattolicesimo ha dato, dà e continuerà sempre a dare al mistero del vivere umano.

Anacapri, 29 settembre 2023

Raffaele Vacca

 

 

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