Dal profilo Facebook di Carmelina Fiorentino riportiamo questo interessante spaccato di storia di Capri con vicende di ieri che si intrecciano con quelle di oggi e inevitabili spunti di riflessione e di dibattito.
ISSO, ESSA E I MALAMENTE. Questa foto è del 16 ottobre 1926, è il matrimonio dei miei nonni materni dentro Villa La Monetella. Tra gli invitati ci sono Zia Concetta e zio Enrico, miei prozii. Lui non l’ho mai conosciuto perché morto prima che io nascessi, zia Concetta è legata a stretto giro con i ricordi di belle e spesso faticose gite a Termini di Massalubrense, con borse piene all’andata e al ritorno: all’andata per tutti i prodotti del giardino che il nonno mandava a sua sorella, al ritorno, cariche di formaggi straordinari presi dal vicino caseificio che quella ricambiando mandava al fratello e di altri che mamma comprava per noi. In mezzo a questo, i giochi inventati in quella enorme casa e nel giardino antistante, qualche volta un tuffo in quel di Nerano, i rintocchi della campana della vicina chiesa che ad un certo punto erano il richiamo per ‘la corriera’ che stava arrivando a prenderci e riportarci a casa. Ma non era questo ciò che volevo condividere con i miei amici, anche se ringrazio chi mi ha dato occasione di riportarli alla memoria.
Ebbene, gli zii non avevano figli ed espressero la volontà – poi formalizzata – che le loro numerose proprietà isolane (frutto anche del primo matrimonio dello zio), tra cui appartamenti e negozi a via Longano, un appartamento a ‘Valentino’ e un negozio in piazzetta fossero donati alla Chiesa isolana al fine di aiutare persone meno fortunate di loro. Con la scomparsa di zia, la Chiesa isolana (guidata all’epoca da un ottimo amico degli zii) entrò nel pieno possesso degli immobili. Subito furono venduti i negozi e già allora mia mamma e gli altri nipoti si interrogarono sulla validità – quantomeno morale – di quella alienazione che fu giustificata con “le finanze della Chiesa non sono buone e quindi per aiutare le persone bisognose, bisogna fare cassa”. Ricordo il commento di mamma, semplice contadina: “E finanze? E che, a Chiesa è nu finanziere?” e tra dubbi, domande e risposte incommentabili, la cosa finì lì.
Veniamo ad oggi. Ciò che vedo accadere a ciò che resta di quegli immobili mi sembra immorale. Sì perché potete dirmi ciò che volete ma il succo rimane che APPARTAMENTI VENGONO TOLTI A FAMIGLIE, A PERSONE, PER FARNE B&B, con lo scopo evidente e dichiarato di GUADAGNARE DI PIU’ (sulle modalità poi non mi esprimo qui altrimenti gli zii…si dispiacciono). Ora: 1. A mio avviso la Chiesa non è tenuta a guadagnare di più, a lucrare, ma il GIUSTO perché non è un commerciante o una banca (nu finanziere, cit. mia mamma), ciò che è tenuta a fare non ha nulla che le procuri un guadagno se non morale, etico e religioso. Il “pecunia non olet” in Chiesa non è giustificabile! Utopistico? Forse, ma la mia certezza è che gli zii e tutti coloro che donano i propri averi, a cominciare da San Francesco col mantello, siano persone con una utopia e siano da rispettare sempre, soprattutto in Chiesa. 2. Gente che straparla di un altro turismo, di un’altra economia, si mostra preocccupata della situazione abitativa isolana e poi condivide queste iniziative è un po’ come quelli che a parole vogliono l’AMP e poi mangiano datteri di mare. 3. Onore al merito di chi sta impegnando tempo, energie e professionalità per difendere coloro che in questa situazione sono i più deboli, ‘gli ultimi’, passatemi il termine, affinché un altro finale della storia sia possibile. 4. Non bisogna incolpare una sola persona di ciò che sta accadendo, sebbene legalmente responsabile: non decide da solo, ma con il coinvolgimento, il consenso, l’avallo, il silenzio di un intera comunità ecclesiale, formato non solo da persone ‘forestiere’ (sempre troppo facile incolpare qualcuno che si ritiene estraneo) ma da nostri concittadini che in qualche modo sono d’accordo: o perché legittimamente convinti di essere nel giusto o per altri motivi non esattamente ‘onorevoli’. Tutti coloro che avallano scelte che tanto non toccano le tasche loro, né evidentemente la loro coscienza possono fare ciò che vogliono, ci mancherebbe. Ma, per favore, lontano da me, poiché ho deciso da tempo che con gli utili idioti ho chiuso; reputo certi pensieri, parole, opere e omissioni (passatemi anche questa citazione) tossici. Pertanto, qualora ci sia qualcuno di quelli tra i miei amici, senza giustificare l’ingiustificabile, senza invitarmi a riflettere o ad informarmi prima di scrivere, perché l’ho già fatto altrimenti non avrei scritto, fate una cosa (anche perché così non leggerete più i miei pipponi): toglietemi l’amicizia, sarà un sollievo per tutti.
Carmelina Fiorentino